Per chi non ha mai intrapreso un percorso psicoterapeutico, l’idea dello stesso può essere molto varia. Nel mio caso, in cosa consiste? Spesso le domande che mi vengono poste sono quelle riguardo alla frequenza degli incontri, alla durata degli stessi, all’onorario, alla durata del percorso stesso.

Alle prime tre posso rispondere liberamente, all’ultima mi è difficile.

Per quanto concerne la frequenza, tendenzialmente comincio con un incontro a settimana per poter conoscere un po’ la persona che ho davanti. Ricordiamoci che ogni malessere psicologico è unico (l’ansia di Mario è diversa dall’ansia di Luigi, anche se si esprimono in maniera simile). I primi incontri mi servono per comprendere un po’ meglio chi ho di fronte così da avere maggiori elementi per poter essere d’aiuto in maniera più efficace.
Successivamente, se lo riterrò opportuno, gli incontri potranno essere ogni due settimane. Inoltre, dopo i primi 3 incontri vi dirò se posso aiutarvi o meno rispetto alla vostra problematica. Se non posso aiutarvi, vi indirizzerò a dei colleghi di fiducia. Allo stesso modo, dopo i primi 3 incontri, anche voi mi darete un feedback di come vi sentite e trovate. Il tutto al fine di poter lavorare insieme nel miglior modo possibile.

Per quanto concerne la lunghezza dei colloqui, sono tendenzialmente di 50minuti. Poi ogni tanto mi capita di sforare l’ora. Capita.

Per quanto concerne l’onorario, dipende. Tendenzialmente ho un costo accessibile che, anche durante la prima chiamata o mail potete chiedere. Questa mia scelta è relativa al fatto che reputo il mio lavoro al servizio della comunità e ritengo il mio onorario accessibile un po’ per tutti.

Per quel che riguarda la lunghezza del percorso, beh quì è arduo rispondere. Questo dipende da molti fattori, quali la motivazione, la complessità del malessere, la funzione dei sintomi, gli stili di vita, l’ambiente in cui si vive e via discorrendo. Quello che però posso dire è che non ho un tempo prestabilito. Io lavoro insieme alla persona e non sul sintomo specifico. Questo proprio per il fatto che i sintomi si assomigliano tutti, ma le cause, le motivazioni per cui è in essere e soprattutto le persone sono diverse. Togliere un sintomo non risolve il problema. Emergerà in qualche altro modo. Meglio comprendere a che cosa serve e avere il coraggio di mettere mano in quella tematica. Allora il sintomo non torna e non si trasforma.

Per altre informazioni, scrivetemi.