Negli anni ‘70 Edward Tronick, psicologo dello sviluppo, dimostrò che nel caso in cui la relazione tra un infante e il suo caregiver fosse interrotta, il primo cerca di attivare il secondo in diversi modi. Nel caso in cui fallisca, tende a ritirarsi e a piangere. Questa reazione è stata dimostrata anche con l’utilizzo dello smartphone.
Risalgono agli anni ’70 le ricerche di Tronick sul comportamento dell’infante nei primissimi mesi di vita. Tra gli esperimenti più famosi dello psicologo, viene ricordato soprattutto lo “Still Face Experiment“.
L’esperimento consiste nel porre un bambino di pochi mesi di fronte alla madre, o alla sua figura di accudimento primaria. Dopo un breve scambio di gesti e parole dolci tra madre e figlio, dove “cercano di coordinare le proprie emozioni e intenzioni”, alla madre è richiesto di non rispondere al bambino.
Il bambino tende a reagire dopo poco allo sguardo neutrale della madre sorridendo e poi puntando il dito verso qualcosa. Può agitare le mani e vocalizzare al fine di “attivare” la madre. Cerca di fare qualsiasi cosa nelle sue capacità per “riavere” la madre. Dopo circa due minuti, il bambino comincerà a provare emozioni negative, a girare la testa lontano dalla madre. Comincerà a piangere in quanto fortemente a disagio e impotente nell’attivare il suo caregiver.
Il video dell’esperimento originale lo potete trovare qui di seguito.
Le emozioni fondamentali dei bambini sono osservabili fin dai primissimi mesi, utilizzando quasi in toto i muscoli facciali che hanno a disposizione. Sono in grado di esprimere gioia, rabbia, paura, tristezza e altre emozioni.
La regolazione emotiva degli infanti è di fondamentale importanza, soprattutto nei primissimi anni di vita. L’esperimento condotto da Tronick ci aiuta a comprendere come, il bambino ignorato ed emotivamente incompreso, provi a reagire. Questo fino a che non smetterà di tentare ed eviterà il dolore dell’assenza genitoriale. Infatti, se l’esperimento viene riproposto a distanza di due settimane, il bambino impiegherà minor tempo a mostrare stress ed emozioni negative.
Nel caso in cui vi siano caregiver depressi, distratti da impegni o emotivamente assenti, il bambino tenderà a sviluppare emozioni negative, piuttosto che quelle positive.
La cosa interessante degli studi di Tronick, è che i bambini maschi sembrano avere una minore capacità di autoregolazione rispetto alle bambine, protestando di più nei confronti della madre. Le bambine invece mostrano una minor vulnerabilità allo stress proposto nell’esperimento.
E’ stato riproposto l’esperimento con l’utilizzo dello smartphone, che tende ad estraniare le persone nel momento del suo utilizzo. Il risultato è stato esattamente lo stesso. Il caregiver non rispondendo, suscitava emozioni negative e stress al bambino che reagiva allo stesso modo dei suoi coetanei cinquant’anni prima.
Qui di seguito l’esperimento con lo smartphone.
Sembra inoltre che, se messi di fronte ad emozioni negative, gli infanti di entrambi i sessi mostrino una certa resistenza al cambiamento. Questo accade anche se si presentano ogni tanto eventi positivi. Se invece gli eventi positivi si susseguono con maggiore frequenza, lo schema emotivo del bambino migliora e volge in positivo.
Possiamo riassumere il tutto con una metafora dello stesso Tronick: “Lo schema emotivo triste è come una zuppa di piselli. Se ci si aggiunge una carota, il gusto non cambia di molto, ma se si aggiungono abbastanza carote, allora la zuppa di piselli può trasformarsi in una zuppa di carote“.
BIBLIOGRAFIA
- Tronick, E., Adamson, L.B., Als, H., & Brazelton, T.B. (1975, April). Infant emotions in normal and pertubated interactions. Paper presented at the biennial meeting of the Society for Research in Child Development, Denver, CO.